Policy per coinvolgere i dipendenti su LinkedIn: 3 consigli

Nov 23, 2020 | Employee Advocacy | 0 commenti

Coinvolgere i dipendenti su LinkedIn è un problema che riscontrano molte aziende nella loro strategia di employer branding.

Infatti può capitare che i collaboratori diano su LinkedIn messaggi poco coordinati con i valori, la mission e in generale la comunicazione aziendale.

Per evitare problemi di questo genere, spesso l’azienda ricorre a delle policy che il reparto comunicazione e/o la funzione HR studiano a tavolino con l’obiettivo poi di estenderlo in tutta l’azienda.

Purtroppo ciò non funziona: infatti i dipendenti la vedono come una costrizione e tendono a non accettare le policy temendo il controllo dell’azienda sui propri profili LinkedIn.

Per ottenere il risultato che desidera, cioè molti testimonial interni attivi su LinkedIn come ambasciatori però nel rispetto dei valori e dei pilastri comunicativi del brand, l’azienda può aggirare il problema con una strategia più efficace.

Una strategia che si incentra su 3 “semplici” punti:

  1. pensare alle policy con l’occhio del dipendente;
  2. formare un primo gruppo di ambasciatori che incarnano le policy in azienda;
  3. estendere “a macchia d’olio” le policy in azienda attraverso ambasciatori interni.

Coinvolgere i dipendenti per far passare le LinkedIn Policy

È fondamentale comprendere che le “LinkedIn Policy”, che l’azienda creare per coinvolgere i dipendenti su Linkedin, sono più che altro linee guida facoltative che aiutano il dipendente a creare un’ottima presenza LinkedIn.

Non sono quindi e non possono essere delle regole vincolanti: semmai delle indicazioni di buon senso che hanno a cuore la visibilità del dipendenti su LinkedIn anziché quella dell’azienda.

Infatti, quando si tratta di coinvolgere i dipendenti su LinkedIn, l’azienda pensa in primo luogo a sé stessa e alla protezione del proprio brand quando scrive le LinkedIn Policy.

Per questo molte LinkedIn Policy sono pieni di divieti e di indicazioni su cosa è vietato o è sconsigliato fare al dipendenti su LinkedIn. Cosa che scoraggia le persone a usare LinkedIn, per timore di ritorsioni da parte dell’azienda.

Paradossalmente, l’azienda si tutela di più quando lascia le proprie persone libere di esprimersi e sperimentare sul social professionale più grande al mondo.

Rispetto ad altri social, infatti, le persone capiscono da sole che un comportamento errato su LinkedIn può danneggiare la propria reputazione personale.

Viceversa, sanno che agire con correttezza può aumentare la propria visibilità personale e consente a ciascuno di entrare in contatto con nuovi collegamenti e informazioni che aiutano a fare meglio il proprio lavoro, e mantiene LinkedIn una comunità professionale sana.

Entrare in collegamento con nuovi contatti e accedere all’universo di informazioni professionali che oggi passano su LinkedIn in via esclusiva è un gran vantaggio per l’azienda.

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Infatti, se si allarga il network personale dei dipendenti:

  • l’azienda aumenta la propria brand awareness su LinkedIn;
  • c’è un fisiologico aumento di follower sulla pagina;
  • più persone interagiscono con il brand dell’azienda su LinkedIn;
  • i dipendenti sono più contenti di fare il proprio lavoro e sono più produttivi.

Per coinvolgere i dipendenti su LinkedIn efficacemente, quindi, l’azienda deve mettersi nei panni dei propri dipendenti e del modo in cui essi usano LinkedIn.

Coinvolgere i collaboratori su LinkedIn è cruciale nella strategia di employer branding

Le LinkedIn Policy diventano a questo punto un aiuto che l’azienda dà al dipendente perché usi meglio LinkedIn.

Il presupposto è che l’azienda ha capito che è un grande vantaggio coinvolgere i dipendenti su Linkedin: si tratta a tutti gli effetti di un investimento di marketing.

Su LinkedIn, infatti, l’asset di comunicazione, brand awareness e brand fidelity più importante per un’azienda sono i dipendenti.

Coinvolgere i collaboratori diventa il nodo più importante per l’azienda che vuole crescere e far arrivare i propri messaggi di brand e di employer brand alle persone giuste, che sono collegate all’azienda tramite i propri dipendenti.

Perciò le linee guida:

  • non si chiameranno “policy” (termine percepito come negativo);
  • conterranno solo esempi positivi (cosa fare, come migliorare);
  • saranno scritte dall’ottica del dipendente.

Il dipendente, usando LinkedIn in modo eccellente per sé stesso, aumenterà la propria visibilità e reputazione sul social professionale più grande al mondo, e questa visibilità si tradurrà in visibilità e fedeltà gratis per l’azienda.

Basti pensare che una sola persona, con un post sul proprio profilo, può raggiungere anche 10 volte le visualizzazioni e le interazioni dello stesso post pubblicato sulla pagina azienda.

È chiaro che l’azienda non può controllare i post di tutti i collaboratori. Le linee guida servono quindi a coinvolgere i collaboratori dando loro un quadro entro il quale agire con successo.

Inoltre delle Linee guida LinkedIn scritte “dalla parte” del dipendente rafforzano il legame della persona con l’azienda e aiutano a trattenere le persone migliori in azienda.

Infatti essere visibili su LinkedIn è fondamentale per il lavoro di molte persone, ad esempio chi lavora nelle Risorse Umane, nel Marketing e nelle vendite.

Ma anche per chi lavora in produzione o in qualità, perché può scambiare best practices con altre aziende di settore, a vantaggio dell’azienda.

Oppure per chi lavora negli acquisti, che può entrare in contatto con nuovi fornitori.

Essendo tutto questo di estremo interesse per l’azienda, per guadagnare in visibilità sul mercato e in competitività rispetto alla concorrenza, è necessario coinvolgere i dipendenti su LinkedIn nel modo più corretto possibile.

Strategie per coinvolgere i collaboratori su LinkedIn e far accettare le LinkedIn Policy

Un errore tipico delle aziende, da questo punto di vista, é credere che basti una email magica a coinvolgere i collaboratori su LinkedIn.

Purtroppo non tutti conoscono LinkedIn così bene, alcuni anzi sono ancora convinti che LinkedIn sia un social esclusivamente per la ricerca del lavoro e occorre invece spesso spiegare ai manager l’importanza di stare su LinkedIn.

Perciò non è detto che tutti apprezzino l’idea della azienda di invogliare le persone a essere più attive su LInkedIn. Anzi, alcuni potrebbero vederlo come un invito dell’azienda a trovarsi un nuovo lavoro.

Prima di mandare una email massiva a tutta la popolazione aziendale nell’obiettivo di coinvolgere i dipendenti su LinkedIn, è bene prima creare dei testimonial interni che spieghino ai colleghi il vantaggio di essere attivi su LinkedIn.

Se lo spiega un collega, infatti, è spesso più credibile ed efficace sia della funzione Risorse Umane sia di un formatore esterno che a volte può essere guardato con sospetto.

(L’obiezione comune è che LinkedIn funziona solo per chi vende LinkedIn anche se questo, lo sappiamo, non è vero.)

L’invito per l’azienda è quindi di:

  • definire bene l’obiettivo di coinvolgere i dipendenti su LinkedIn (cosa ci aspettiamo succeda?)
  • capire chi sono i migliori ambasciatori già presenti in azienda;
  • chiedere la loro disponibilità a fare da “gruppo pilota”;
  • formarli secondo le linee guida;
  • condividere i loro successi internamenti, per “stanare” altre persone interessate a seguire il loro esempio.

Solo a questo punto l’azienda può pensare di coinvolgere i dipendenti su LinkedIn: avendo degli ambasciatori interni tra i colleghi, infatti, saranno loro a sensibilizzare le persone in azienda più vicine.

È importante che l’azienda abbia una o più persone interne di riferimento che possano aiutare i dipendenti che ne fanno richiesta a migliorare la propria immagine su LinkedIn.

La persona dedicata a fare LinkedIn tutoring può essere di solito una persona delle Risorse Umane, oppure un collega volontario.

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